Note storiche

È qui opportuno rievocare succintamente le principali memorie storiche di questo illustre Santuario, memorie ricavate specialmente da preziosi documenti, accuratamente studiati da Noi stessi, e conservati nell'Archivio della chiesa arcipretale.
Sull'ameno colle, che a settentrione dell'antica Baronia di Formicola pittorescamente s'innalza, nell'anno 1122 dai Padri Verginiani di S. Guglielmo di Vercelli (che nel 1119 fondò la Congregazione dei monaci di Montevergine, incorporata poi all'ordine Benedettino), fu edificato un eremitaggio con annessa chiesetta, la quale decorata da antichi e pregevoli affreschi è appunto quella che tutt'ora trovasi sottostante all'attuale Santuario.
L'antica e bella Immagine della SS. Vergine, che ivi si venera con grandissimo concorso (particolarmente nelle due annuali feste, cioè il lunedì dopo Pasqua, e la domenica d'agosto), e che ha molta rassomiglianza con quella rinomatissima della Biada di Monte-vergine, fu detta, dal luogo stesso, S. Maria del Castello.
Nel secolo susseguente, sorta in Formicola la primitiva ed or distrutta chiesa dell'arcipretura alle spalle dell'attuale, fu pure edificato (probabilmente dalla famglia Carafa, che vi ammise a funzionare i detti monaci) nel circuito di questo paese un altro piccolo tempio a S. Maria della Pietà. Molto dopo, poiché un principe di casa Colobrano fece costruire lì dappresso un ponte per congiungere il suo palazzo baronale al detto tempio, questo allora cominciò a denominarsi S. Maria del Ponte, conservando però il primitivo titolo, nonché l'avita devozione dell'Addolorata.
Nel 1571 la pia principessa Roberta Carafa di Colobrano fece costruire nel centro del paese la Chiesa dello Spirito Santo, che non è l'attuale bensì al luogo stesso di questa, e la diede a funzionare ai benedettini monaci Verginiani. Nel 1683 a pro degli stessi religiosi fu edificato, annesso all'anzidetta chiesa, il bel Monastero tuttora esistente, a spese dei coniugi Fabio Carafa principe di Colobrano e Maria Villani. Fu allora che i Virginiani eressero a loro Abazia il detto Monastero Centrale, ove si trasferirono a dimorare, pur seguitando a ritenere le altre due chiese del Castello e del Ponte in qualità di loro Grancie (dal vocabolo spagnolo granja, donde il francese e l'inglese grange), ossia come dipendenti dall'Abazia. Dipoi nel 1760 l'Abate locale Pascasio Anicio fece demolire, perché piccola e non più adatta alla cresciuta popolazione, la chiesa dello Spirito Santo edificata da Roberta Carafa, e sullo stesso luogo fece ricostruire, sotto il medesimo titolo, la chiesa attuale assai più ampia, architettonica ed elegante.
Con tutto ciò i monaci non vollero mai trasferire a questa maestosa chiesa la loro attraentissima Icona di S. Maria del Castello, preferendo ritenerla sempre nella tradizionale edicola del vetusto Santuario torreggiante sul colle.
Andava intanto ognora crescendo la filiale devozione dei formicolani verso la loro insigne Protettrice, alla quale da essi si ebbe sempre fidente ricorso con larghe impetrazioni. Di qui avvenne che, in qualsiasi più rilevante occasione od infortunio, ad Essa accorsero con viva fede, invocandola specialmente col portarne la statua in pubblica processione pel paese, e ne furono sempre esauditi.
Avvenuta nel decennio francese la espulsione dei religiosi nel 1806, rimasero chiuse le due chiese del Castello e dello Spirito Santo (non quella del Ponte); però circa un anno dopo, con regio decreto del 27 aprile 1807, furono subito riaperte al culto; e così riaccesasi nei fedeli ancor più ardente la fiamma della devozione, fu introdotta a mano a mano la bellissima consuetudine di trasportare processionalmente ogni anno la miracolosa immagine del suo Santuario alla Chiesa dello Spirito Santo nel dì 2 luglio per venerarla in tutto quel mese, e solennizzarne la festa nella domenica d'agosto, ritrasportandola poi sul colle il 15 agosto.
Con decreto del 24 aprile 1896 la S. Congregazione dei Riti concedeva a tutto il Clero della Forania di Formicola la facoltà di celebrare la Messa propria di S. Maria del Castello, come nel 1851 fu già concessa al Clero di Cassano.
Con altro recente decreto del 15 luglio 1906, emanato dal Capitolo Vaticano, il Santuario di S. Maria del Castello, è stato aggregato alla Patriarcale Basilica Vaticana, godendo per tal privilegio di tutte le indulgenze a quella annesse.
Il 4 agosto 1907, per decreto del Capitolo Vaticano in data 4 giugno 1906, da S. Ecc. Rev.ma Mons. Federico De Martino, Vescovo di Caiazzo, con l'intervento di Mons. Settimio Caracciolo, Vescovo di Piedimonte d'Alife e di Mons. Luigi Finora, già Vescovo di Catanzaro, la Sacra Immagine della Madonna del Castello veniva, solennemente incoronata, essendo Rettore del Santuario il M. Rev. Parroco Pasquale Fusco.
L'11 ottobre 1943, le corone d'oro, donate dalla spontanea generosità del popolo, rimasero bruciate, insieme a tutti gli altri oggetti votivi offerti dai fedeli nel corso dei secoli, a causa del passaggio della guerra. Pertanto il 1° agosto 1948, essendo stato già fuso l'antico oro bruciato, le nuove corone rifatte e portate al primitivo splendore, da S. Ecc. Rev.ma Nicola Maria Di Girolamo, Vescovo di Caiazzo, assistito da Mons. Giuseppe della Cioppa, Vescovo di Piedimonte d'Alife, vennero di nuovo solennemente poste sul capo della Madonna e del Bambino, essendo rettore del Santuario il M. Rev. Parroco Andrea Rivezzi.
Passata la burrasca della guerra, l'opera di rifinitura del Santuario, già iniziata sotto il precedente rettore, Arciprete Eduardo Arbitrali, è stata condotta a termine: è stata così restaurata la cupola, danneggiata dalle cannonate, sono stati rifatti affreschi interni, è stato arricchito il tempietto da un magnifico impianto elettrico, esteso anche dalle croci di ferro che sorgono lungo la collina, ecc. Tutto ciò si è potuto fare mediante il generoso concorso di fedeli emigrati nelle Americhe. Si spera che non sia lontano il giorno in cui si potrà mettere mano all'ampliamento del Santuario sognato da molti ed alla strada carrozzabile. La Vergine del Castello sorride e benedice a tutte queste iniziative dei suoi figli devoti che intendono rendere sempre più bella ed accogliente la sede dove Ella ha messo il suo trono di grazie e di amore.


(*) Ricavate dalla Lettera Pastorale di S. Ecc Mond. Federico De Martino, Vescovo di Caiazzo, indirizzata alla Diocesi il 10 marzo 1907, in preparazione alla solenne incoronazione avvenuta il 4 agosto dello stesso anno.